Lettere a Francesco Brembati
IN PREPARAZIONE
«Viva il mio S.r Conte, onor della nobil Patria»
A cura di Flavio Catenazzi
Prefazione di Marco Schnyder
Postfazione di Pierfranco Riva
Formato 12.5 x 21 cm, 140 pagine con illustrazioni in b/n
Sono raccolte e commentate in questo volumetto le lettere che il Riva inviò, tra il 1752 e il 1765, al conte Francesco Brembati, figura di spicco nella Bergamo dell’epoca. Un piccolo ma prezioso epistolario, in cui si dispiega l’avventura intellettuale del padre somasco, ma anche il panorama di spazi e tempi in cui essa si svolse: una radiografia che anche in aere minori come quella luganese poté tessere i suoi momenti di splendore.
GIAMPIETRO RIVA (1696-1785), padre somasco luganese, insegnò nelle sedi somasche di Pavia e Como, e nella celebre Accademia del Porto di Bologna, dove entrò in contatto con l’ambiente dei cosiddetti riformatori della letteratura italiana e frequentò la bottega di Lelio dalla Volpe, uno dei più famosi librai dell’epoca. Autore di poesie, pubblicate nel 1760 con il nome di Rosmano Lapiteio, di traduzioni di Molière e Racine, e di testi religiosi.
FRANCESCO BREMBATI (1705-1768), di nobile famiglia bergamasca, fece gli studi a Parma, dove conobbe illustri letterati, come Ludovico A. Muratori, col quale carteggiò sin dal 1721. Studioso di cose patrie, dispose di una biblioteca ricca di preziosi manoscritti. Approntò per l’educazione dei giovani una raccolta di poesie, in cui compaiono anche rime dei fratelli Riva. La sua vivacità intellettuale lo spinse a leggere libri proibiti dall’Indice e a simpatizzare per le idee politico-religiose di matrice giansenista.