Benedetti soldi maledetti
La storia infinita dei risparmi italiani nelle banche ticinesi
Prefazione di Massimo Picozzi
Formato 12.5 x 21 cm, 152 pagine
Renato è un ex sessantottino, professore di storia dell’arte sposato con Giulia e con un figlio adolescente. Una mattina di settembre, al funerale del padre Armando, proprietario di un mobilificio a Cantù, viene invitato dal notaio ad ascoltare cosa ha da dirgli il ragionier Camerlani, amico e fidato collaboratore del padre. Renato scopre così che Armando, gran lavoratore ma padre assente, in oltre quarant’anni di attività ha accumulato una fortuna in una banca di Lugano.
La reazione di Renato è di sdegno e rabbia. Ma poi, in bilico tra sicurezza economica e dovere sociale, si confronta con il tema dell’evasione fiscale, male forse necessario in un paese che pare non dare certezze ai suoi cittadini, arrivando a conoscere meglio e in parte comprendere il padre scomparso.
Unico punto fisso, in anni di scudi e voluntary disclosure, il banchiere Vassalli, presenza onesta, discreta ma solida, cui si affideranno Armando prima e Renato poi.