Dal Diario berlinese
A cura di Mattia Mantovani
Prefazione di Goffredo Fofi
Formato 12.5 x 21 cm, 232 pagine, con inserto fotografico in b/n
Nel febbraio del 1973, obbedendo per l’ennesima volta a quell’irrequietezza che lo portava a cercare posti sempre nuovi nei quali tentare di radicarsi, Max Frisch si trasferì con la seconda moglie Marianne a Berlino Ovest in una casa della Sarrazinstrasse, nel quartiere di Friedenau. Nei quasi sette anni trascorsi principalmente a Berlino, con brevi intervalli nel villaggio di Berzona nel Canton Ticino e a New York, Frisch tenne un diario per il quale pose un divieto di pubblicazione della durata di 20 anni dopo la morte, quindi fino al 2011. Trascorso questo periodo, un’ampia scelta dal diario (gli appunti degli anni 1973 e 1974) è stata pubblicata dall’editore storico di Frisch, il Suhrkamp Verlag, in un volume dal titolo Aus dem Berliner Journal, «Dal Diario berlinese». I due volti del successo letterario, la vecchiaia e la morte, il tempo che passa, le cose che si perdono, i rapporti non sempre facili coi colleghi scrittori, la difficoltà di trovare una vera Heimat, e soprattutto Berlino, la città del Muro, simbolo ed emblema di un’intera epoca: anche nelle pagine del diario berlinese Frisch si rivela uno scrittore dotato di una straordinaria capacità di osservazione, che coglie nel minimo dettaglio la cifra più autentica della vita del singolo individuo e della società che lo circonda.
Max Frisch (Zurigo, 1911-1991) è stato uno dei massimi scrittori e drammaturghi del Novecento. La sua vastissima opera comprende tra l’altro i romanzi Stiller (1954), Homo faber (1957), Il mio nome sia Gantenbein (1965), il racconto L’uomo nell’Olocene (1979) e i testi teatrali Omobono e gli incendiari (1958), Andorra (1961), Biografia (1968) e Trittico (1978).
Da: Corriere del Ticino, 11.11.2016