Una disperata felicità
Prefazione di Isabella Bossi Fedrigotti
Postfazione di Blaise Briod
Traduzione di Paolo Vettore
Formato 12.5x21, 324 pp.
Nel 1934 Monique Saint-Hélier pubblica Una disperata felicità (Bois Mort), primo romanzo di una grandiosa quadrilogia con il quale dà inizio a una grande opera di trasfigurazione letteraria del suo paese natale, il Giura franco-svizzero, che attraverso un raccorto apparentemente naturalistico: il declino dell'antica famiglia Alérac e l'ascesa dei nuovi ricchi Graew, viene fissato per sempre in una dimensione atemporale, nella quale la sola dimensione autentica è quella di una natura vibrante tutta del canto della Terra. Meravigliose figure femminili agiscono, amano, soffrono in un paesaggio che non è una semplice cornice ma il confine primo e ultimo della narrazione. Che ne sarà della piccola Carolle, l'ultima degli Alérac in lotta con il vincente Jonathan Graew? Certo, il lettore vuole saperlo, ma ancor più sarà disposto a lasciarsi incantare dalla visione del volto di lei, imemrso in un fascio madido di fiori e di foglie autunnali.
Nata nel 1895 a La Chaux-de-Fonds, Monique Saint-Hélier compie studi medici e letterari. Poco più che ventenne, fa la prima esperienza di una condizione che caratterizzerà il resto della sua vita: una successione di malattie che la renderanno invalida. Nel 1926 si trasferisce a Parigi. Nonostante le sofferenze, coltiva amicizie e passioni letterarie, da Rilke a Gide, da Woolf a Hesse. Mantiene una grande fede in Dio e nell'uomo. Ma soprattutto scrive. Escono così Le cavalier de paille nel 1936, Le martin-pêcheur nel 1953 e L'arrosoir rouge nel 1955. Muore il 9 marzo 1955, lasciando vari lavori incompiuti.