Testamento dell'Alto Rodano
Traduzione di Luciana T. Soliman
Prefazione di Anna Bettoni
Formato 12.5 x 21 cm, 96 pagine
«Ho pane e vino. Una ruota di segale scura, quasi violacea con alcune crepe e macchie bianche come gesso; una bottiglia verde dal collo corto, che sembra uscita da un acquitrino, ma nel bicchiere di cristallo ritorto come la bocca di un’iris e che apparteneva a uno dei miei parenti, sboccia il legame liquido del vino aureo.»
Maurice Chappaz è l’umile vate che sa scrutare al di là dell’apparenza, svelando in un sottile gioco di intenti il futuro di una società diversa dalle origini. Il Testamento dell’Alto Rodano è un inno d’amore alla propria terra.
Maurice Chappaz (Losanna 1916 - Martigny 2009) è uno degli autori più rilevanti della letteratura della Svizzera romanda. Poeta dal destino impervio, visse perennemente ai margini della società alla ricerca dell’assoluto nella scrittura. Noto per Les Grandes Journées de printemps (1944), si dedica negli anni successivi alla traduzione in francese delle opere di Teocrito e Virgilio. Nel 1953 scrive Testament du Haut-Rhône, un’opera leggendaria che stupisce per la travolgente bellezza del Vallese, terra alpina di umane speranze. In seguito a una profonda crisi personale, che si manifesta nelle raccolte di poesie degli anni Sessanta, troverà nella difesa dell’ambiente e del suo paese la fonte di ispirazione ideale. La pipe qui prie & fume (2008) (La pipa che prega & fuma, Armando Dadò editore, 2022), ultimo scritto autobiografico dell’autore, raccoglie le mature riflessioni di uomo attento alla vita e al mondo.